Critiche di Paolo Turati

CRITICA PER ANITA FICO

(di Paolo Turati)

L'avrebbero definita un "fior" di Maestro, se fosse stata "il"( in allora, figura così tipicamente maschile che anche grandi pittrici come Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola o Marietta Tintoretta non poterono esserlo in prima persona) titolare di una bottega d'Arte, nei tempi dei Secoli addietro, Anita Fico. Innanzitutto, nel senso della maestria che la contraddistingue costantemente nell'esecuzione delle sue opere, ma anche proprio per l'inclinazione verso la rappresentazione, sempre "riuscita", di elementi floreali. Non che questi ultimi siano, tuttavia, i soli elementi che si ritrovano nella sua figurazione pittorica, lei che, artista "a tutto tondo" e padrona di sicure tecniche, elabora in senso finemente artistico anche tessuti, maschere, murales mobili e quant'altro. E', infatti, una galleria ricca anche di personaggi noti, di figure femminili, spesso danzanti, e di panorami, quella che esce dalla tavolozza di Anita Fico. Ma il termine di "Maestro" le si addice ancor più per la sua attività di insegnamento dell'Arte pittorica. Una scuola, quella da lei fondata, che si rispecchia nell'Associazione "Colorando", sita sulle dolci colline del settentrione artigiano, e che è in grado di esprimere costantemente ottimi allievi i quali, durante innumerevoli manifestazioni nel corso dell'anno, sono capaci di dare ottima prova di loro stessi e, ovviamente, di onorare degnamente chi ha insegnato loro a dipingere. 


CRITICA PER SAMANTHA FRANJOUX

(di Paolo Turati)

E' un piacevole e garbato accostamento di forme, colori e suggestioni plastiche, quello che risalta come primario aspetto dalla disamina dell'opera pittorica di Samantha Franjoux, giovane artista ottimamente versata anche in altre discipline, come la danza, che pratica come interprete e coreografa in svariati eventi che la vedono non raramente sul proscenio. Corpi sinuosi femminili che ricordano le odalische di Salvatore Fiume, deframmentazioni d'insieme che, ricongiunte nella figurazioni oggetto dell'insieme del dipinto, approcciano un gusto neodadaista, ancorché fedele al solo aspetto pittorico, quasi rauschenberghiano, incanti metafisici di edifici che paiono sorgere dagli spazi di una memoria senza tempo. Tutto ciò è Samantha Franjoux, una pittrice in grado di padroneggiare la sensibilità emozionale delle immagini, ma anche una solida tecnica pittorica, in modo non certo comune.